NERO

COMMEDIA MUSICALE IN UN ATTO TESTO DI CLARA COSCI

 

LA STORIA

 

Il giovane Lucio Domizio (Nero) diventa imperatore giovanissimo, per volere della madre Agrippina, una donna perfida e priva di scrupoli che agisce sempre in virtù dei suoi personali scopi. L’incoronazione avviene dopo la “misteriosa” morte dell’imperatore Claudio (marito di Agrippina e padre adottivo di Nero), fatto che contribuirà a segnare di cattivi presagi l’intera storia.
Nero ha tutt’altre mire, vuole fare il cantante, la Rock Star, e non si interessa minimamente agli affari di Stato.
La sua educazione viene affidata al sommo Seneca, uno dei più grandi intellettuali del suo tempo, che nonostante i suoi buoni precetti, si presenta come un amareggiato “professionista della cultura”, dedito ai vizi più che alle virtù. Seneca risponde alla chiamata di Agrippina con scarso entusiasmo, definendo questo incarico come un andare in scena ancora una volta.
Nero, dal canto suo, palesa continuamente di non avere la minima inclinazione per gestire l’Impero e lascia volentieri che gli altri lo facciano per lui. Il suo vero desiderio è diventare una star del Rock, vincere tutti i concorsi del settore.
Si innamora della voce della giovane Atte, una fanciulla dalle umili origini, borgatara e un po’ burina, ma immediatamente viene riportato alla realtà in cui la sua promessa è Ottavia (la vergine bambina), schiva e silenziosa, che egli rifiuterà sempre con fermezza.
Nella mente di Nero si insinua sempre di più il tarlo della follia generato dal tentativo schizofrenico di conciliare l’inconciliabile. Il canto diventa la sua ossessione, manderà a morte chiunque lo ostacoli: Rubria la sacerdotessa per un pronostico non favorevole, Sila il Cristiano per averlo stracciato al concorso di canto, Agrippina  perché lo opprime e Ottavia per il solo fatto di esistere.
Proverà un sincero affetto solo per Poppea, una furba arrampicatrice sociale che lo abbandonerà come tutti gli altri.
Sul finale il più caro amico, Tigellino, tenta di riportarlo alla retta via, ma si rende conto a suo malincuore che ormai la mente di Nero è totalmente corrotta, all’alba del più grande orrore che un imperatore romano abbia commesso: l’incendio di Roma.
L’epilogo della storia si svolge nell’aldilà, al cospetto della dea Giunone, che accusa Nero di aver perso di vista i valori importanti della vita, di essere diventato un arido nemico del genere umano, quindi la sua punizione divina sarà tornare sulla Terra e distribuire tutti i suoi averi al popolo.